nel frammento

NUMERO 1 / ANNO 2017

Per sperare occorre essere felici

di Barbara Braconi

“Perché un ragazzo di sedici anni, per sentirsi vivo, deve rischiare la vita così?” – è la drammatica domanda con cui si concludeva una trasmissione serale dedicata alla morte di un giovanissimo, finito sotto il treno nella periferia di Napoli, all’inizio del mese di marzo. Dilaga tra i ragazzi la moda di sfidare il pericolo avvicinandosi ai treni in corsa per postare poi sui social networks i selfie scattati al sopraggiungere della locomotiva. Agghiacciante è anche la diffusione di un gioco chiamato “Blue Whale” che in un susseguirsi di tappe prevede l’istigazione ad atti di autolesionismo e addirittura al suicidio. Sarebbero centotrenta i ragazzi ammazzatisi per questo negli ultimi mesi. Perché un simile “gioco” può trovare accoglienza da parte dei giovani fino ad arrivare alla “tappa” finale del suicidio? Questa domanda, come quella iniziale che Nicolino ci condivideva all’ultimo incontro vissuto con gli studenti della nostra Compagnia, sono interrogativi da cui dobbiamo lasciarci percuotere. È una realtà che tocca tutti, anche i nostri figli, i nostri alunni... Ed è stato tragicamente evidente in queste ultime settimane in cui sono morti suicidi ragazzi a noi vicinissimi, mentre, nell’indifferenza più totale, altri “festeggiavano” i cento giorni all’esame girando già ubriachi alle dieci del mattino, con le bottiglie in mano, per le vie di Ascoli come di chissà quante altre città o paesi. Lunedì 13 marzo, alle 8.00, anziché andare a scuola, si lancia nel vuoto dalla finestra di casa sua, a San Benedetto del Tronto, un ragazzo di soli quindi anni, amico di molti nostri figli e conosciuto da tanti di noi… Meno di una settimana dopo a Jesi, nel giardino della sua casa, s’impicca un ragazzo di sedici anni che una di noi aveva avuto come alunno alle medie… Che dolore! Che sgomento! Quante lacrime! In noi, come nei nostri ragazzi… Che responsabilità! Quante domande ci continuano a percuotere: “Ma se solo lo avessi invitato… Se lo avessi capito… Se fossi stato più presente… Perché?...”. Di colpo si polverizza l’effimero e ci si ritrova dritti dritti di fronte a se stessi a vedere che nulla basta al cuore se non Cristo, che tutto è povero e piccino alla capacità dell’animo umano e che il desiderio di essere felici è imperioso ed ineludibile, fino a divenire insopportabile, se non incontra Lui che lo soddisfa. Talmente insopportabile che si può arrivare a cercare di azzittirlo definitivamente per liberarsene. Non bastano i discorsi; non servono le paternali; nessuno ascolta più le prediche inutili; nulla regge di fronte al grido disperato di questi ragazzi che chiedono un senso, un significato, un motivo per cui valga ancora la pena vivere. E ci rinfacciano l’insufficienza e la vacuità delle cose con cui cerchiamo di riempirli (fossero anche, nelle più buone intenzioni, la scuola, lo sport, gli strumenti tecnologici, scooter, vestiti, scarpe, vacanze…).Che richiamo e che responsabilità per noi adulti! C’è bisogno di uomini e donne, di giovani e ragazze, di padri e madri, di insegnanti e amici… che proprio con la loro vita, semplicemente vivendo, dicano che è possibile essere felici. “Per sperare, bimba mia, bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, aver ricevuto una grande grazia”, scriveva il poeta francese Charles Péguy. “La speranza – come dice Papa Francesco nel brano del nostro volantino di Pasqua di quest’anno – non è semplice ottimismo, e nemmeno un atteggiamento psicologico o un buon invito a farsi coraggio... Il fondamento della nostra speranza è la certezza che il Signore è risorto, Egli è la nostra gioia più grande, è sempre al nostro fianco e non ci deluderà mai”. Da questa certezza la nostra speranza e la nostra preghiera: “Fa’ risplendere il tuo volto, Signore, perché si possa riconoscere su tutta la terra la tua presenza, la tua salvezza tra la gente. Sì, o mio Signore, fa’ risplendere ancora una volta il tuo volto, il tuo amore, la tua misericordia su di noi. Perché nell’esperienza visibile del tuo splendore ti possa trovare chi ti cerca, chi non ti cerca ti possa cominciare a cercare; perché ogni uomo ti possa incontrare, riconoscere e amare come l’unico Signore e Redentore” (Nicolino Pompei, …tutti Ti cercano).

Barbara Braconi

Il nostro volantino di Pasqua

Questo è il fondamento della speranza

Incontro con i parroci della diocesi di Roma

Discorso del Santo Padre Francesco

2 marzo 2017

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