NUMERO 1 / ANNO 2022
Dico a te, proprio a te: "Non piangere"
“Ma di che stiamo parlando?!” - è l’espressione che più volte, incredula e sbigottita, mi sono ritrovata di fronte a ciò che ci travolgeva due anni fa come del resto davanti a quello che accade oggi. Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2020, in “un attimo”, ci siamo ritrovati nel pieno di una pandemia, con un nuovo virus che mieteva tante vittime da dover usare camion militari per trasferire altrove le salme che i cimiteri locali non riuscivano più a contenere. Abbiamo attraversato lockdown, didattica a distanza, smart working, adozione casalinga e quotidiana di sistemi di protezione fino ad allora riservati ai più delicati reparti ospedalieri. Abbiamo vissuto la paura di ammalarci, la gioia e i timori per un vaccino da sperimentare. Ci siamo divisi sulla scelta di sottoporci o meno alla vaccinazione, sulla considerazione di una banale influenza o di una pericolosa malattia. In tanti, tra cui io, abbiamo vissuto nelle nostre stesse famiglie le forme più gravi d’infezione da Covid-19 fino alla morte o alle conseguenze permanenti. Abbiamo visto cambiare il nostro lavoro, dovendo improvvisamente diventare esperti di sintomi, quarantene, certificati medici, disposizioni di sospensione della frequenza scolastica, adozione di protocolli di sicurezza, controllori di certificazioni, periti di normative in continuo aggiornamento, avvezzi ai video collegamenti. Per due anni il Covid è stato l’argomento principale di notiziari e trasmissioni televisive, il protagonista dell’informazione pubblica e delle conversazioni della gente comune. Quando credevamo di essere ormai agli ultimi colpi di coda della variante Omicron e dello stato di emergenza, “in un altro attimo”, ci siamo ritrovati nel pieno di una vera e propria guerra, col pericolo che si estenda e assuma i connotati della mondialità. All’improvviso l’argomento è cambiato, la guerra ha occupato il posto della pandemia nell’informazione come nei nostri pensieri e discorsi. Mai avremmo pensato di dover vedere, nel 2022, ai bordi dell’Europa, città rase al suolo, donne, bambini e anziani in fuga, gente comune che imbraccia un fucile e scende in campo a difendere la propria libertà, corpi straziati dalle bombe riversi sulle strade… Ciò che fino a poche settimane fa sembrava impensabile sta invece accadendo: i morti si contano a migliaia, i profughi hanno superato i due milioni e le conseguenze del conflitto hanno già colpito la nostra economia e quella mondiale. Sentiamo molto reale il pericolo che la guerra diventi mondiale e conosciamo tutti il rischio che si ricorra ad armi nucleari. Stiamo aprendo le porte di casa a chi arriva segnato dall’orrore della guerra, vediamo bambini che hanno perso la parola e il sorriso e sappiamo che altri sono morti sotto i colpi delle armi.Tanti nostri figli o alunni già manifestano i primi disagi di ansia, attacchi di panico e paura per la guerra. Contemporaneamente la vita continua ad avere anche la sua quotidianità, fatta di tutti quei fattori che vanno dalle piccole e solite “cose” e circostanze, come la spesa e i compiti, a quelle più grandi, intense e drammatiche, come il tumore di un’amica, che accade ancora, o la fatica di trovare una badante a cui poter affidare i propri cari e da cui farsi aiutare. Ed è proprio qui - nel mio qui di ora - che mi accade, tenerissimo e fortissimo, di risentire la voce del Nazareno che dice a me, come a ciascuno, ciò che disse a quella madre vedova di Nain: “Donna, uomo, non piangere!”. Come non piangere? Sembra ancora di più oggi un’affermazione da “fuori di testa”. E invece è proprio la certezza che io, come ciascun uomo, dentro qualsiasi condizione, ho bisogno di risentire e sperimentare. “Quell’Uomo, con quelle parole, ha detto ciò che più di ogni altra cosa ogni uomo, ogni cuore di uomo ha bisogno di sentirsi dire dentro ogni istante della sua drammatica esistenza: ‹‹Non piangere!››. Sì, non piangere: perché non è il pianto, non è il dolore, non è la morte il tuo inevitabile e definitivo destino; non è il pianto, non è il dolore, non è la morte l’ultima parola sulla vita e sulla storia. Quell’Uomo, dicendo quelle parole, è come se avesse annullato la terribile espressione: ‹‹Non c’è più nulla da fare››. L’ultima parola non è più: ‹‹Non c’è più nulla da fare››; l’ultima parola sono io, sono io che vinco tutto quello che ti vince e per questo sono io il senso, la speranza, la rigenerazione di ogni ‹‹cosa mortale››. Dico a te, proprio a te, uomo, donna, non piangere perché l’ultima parola non è più il tuo limite, la tua debolezza mortale, la tua fragilità, il tuo errore, la tua miseria, il tuo dolore, ma sono io: io sono la risurrezione e la vita e chi segue me non morirà, mai. E io ci sono: ci sono sempre e fino in fondo, sino alla fine dei giorni […] Non avere paura! Io ho vinto tutto quello che ti vince” (Nicolino Pompei, Mi sei scoppiato dentro al cuore). È Pasqua! Che sia una buona Pasqua per ciascuno! Innestati nel cuore del Papa, continuiamo a implorare il dono della Pace.
Dico a te, proprio a te: "Non piangere"
Negli ultimi due anni, fino a questi giorni, il mondo è stato sconvolto prima da una pandemia ed ora da una guerra terribile. Contemporaneamente la vita continua ad avere la sua quotidianità, fatta di piccole e solite “cose” come altre più grandi e intense come una malattia che ancora accade. Proprio dentro tutto risentiamo la voce del Nazareno: “Donna, uomo, non piangere!”. “Sì, non piangere: perché non è il pianto, non è il dolore, non è la morte il tuo inevitabile e definitivo destino; non è il pianto, non è il dolore, non è la morte l’ultima parola sulla vita a sulla storia”.È Pasqua! Che sia una buona Pasqua per ciascuno!
Con commossa ed eterna gratitudine
Il 2 dicembre scorso si è compiuto il cammino terreno del Vescovo S.E. Mons. Giuseppe Chiaretti, Vescovo dei nostri primi vagitiche ha accolto Nicolino nella Chiesa dopo la sua conversione donandogli il sacramento della Cresima e primo pastore che ha accompagnato il suo cammino personale e quello della nostra Compagnia sin dal suo nascere. La nostra commossa ed eterna gratitudine per il dono di questo Padre.
Il Sinodo
Papa Francesco ha convocato la Chiesa intera in un Sinodo - che si è aperto il 17 ottobre scorso nelle varie diocesi, sotto la presidenza dei rispettivi vescovi si articolerà in tre fasi, tra la fine del 2021 e l’ottobre 2023- che vuole che vuole coinvolgere tutto il popolo di Dio e interrogarci su come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello diocesano a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo nell’attuale contesto storico e umano.
Perché la guerra?
Attraverso un breve percorso storico si mostra come dalla uerra particolare fra il governo ucraino e le repubbliche separatiste di Donec’k e Lugans’k è scaturita l’assurda invasione delle truppe russe in terra d’Ucraina.
All'origine c'era l'Ucraina
Alcuni tratti dell’intervista con don MihajloKorceba, parroco della chiesa di San Paolo della diocesi di Ancona-Osimo, riferimento per la comunità ucraina dorica di rito bizantino con mandato del Vescovo Mons. Spina che sta coordinando la raccolta di medicinali, viveri e vestiario per i profughi in fuga.
"Ogni qual volta entri in sala operatoria a cosa pensi?"
Tra continue e accese discussioni parlamentari sulla delicatissima questione del fine vita, tutti noi abbiamo il compito di andare incontro all’uomo sofferente attraverso la nostra umanità, la vicinanza, il calore umano, di mostrare che ciascuno, così com’è e con tutto quello che vive, è fatto continuamente degno da Chi ha salvato e salva la vita, da Chice l’ha donata e continua a donarcela.
Veni Jesu Amor mi
La Lettera di Papa Francesco agli Sposi
In occasione dell’Anno “Famiglia AmorisLætitia”, che si è aperto il 19 marzo 2021 e si concluderà il 26 giugno 2022, Papa Francesco con umiltà, affetto e accoglienza si rivolge a tutte le famiglie del mondo continuando a mettere a tema il dono che ogni famiglia è nella società.
Siccome io non sono pieno di Te sono peso a me stesso
Le continue situazioni di malessere dei nostri ragazzi cosiddetti “adolescenti”, dalla depressione al disagio mentale emerso particolarmente nel periodo post Covid fino ad arrivare alle cosiddette “baby gang”, continuano a porre interrogativi agli adulti che sono accanto a loro evidenziando una seria e grave povertà educativa e richiamando realmente per ciascuno l’unica «cosa» necessaria, la Presenza di Gesù, vicina, presente, visibile al cuore.
Note di perdono
La testimonianza di Maïti Girtanner, una donna di origine svizzera ma vissuta in Francia, che partecipò alla Resistenza francese negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Appassionata di musica e pianista di talento, dopo oltre quarant’anni incontrò il medico della Gestapo che, durante la sua prigionia, l’aveva sottoposta a pratiche di tortura, e che le provocò irreparabili danni neurologici che stroncarono la sua carriera. Dal cammino di continua conversione vissuto, Maïti stessa vide fiorire in sé un perdono inimmaginabile verso l’uomo che apparentemente le aveva rovinato la vita.
Dio fatto carne si è addormentato
Una presentazione dell’opera di Mantegna che invoca e suscita una grande partecipazione, nella considerazione dei diversi particolari che la caratterizzano: la particolarissima prospettiva, la pietra dell’unzione, la grande espressività della scena, la devozione popolare, il richiamo al dolore dell’oggi.
Lui solo è
Nel 1912 Oscar V. Milosz, con l’opera teatrale “Miguel Mañara” riprende l’antico personaggio di Don Giovanni, creato da Tirso De Molina nel 1630. L’uomo Miguel di Milosz, a differenza dei precedenti, ci fa compiere un vero e proprio “cammino del desiderio”, dove, in un continuo gioco della propria libertà, il cuore emerge in tutto il suo bisogno di infinito. Completa l’articolo una scheda su Miguel MañaraVicentelo de Leca, personaggio storicamente esistitoa Siviglia nel 1627, proclamato venerabile da Giovanni Paolo II.
Udienza generale 5 gennaio 2022
10 gennaio 2022
Messaggio del Santo Padre per la XX Giornata del malato
11 febbraio 2022