L’approvazione della legge sulle unioni civili
L’11 maggio è stata approvata al parlamento la nuova Legge Cirinnà, con il titolo completo “regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”: una svolta epocale nell'ordinamento giuridico italiano (come è stata definita da molti), una imposizione culturale tale da stravolgere e di fatto dichiarare obsoleto tutto ciò che l’Occidente aveva guadagnato in materia di diritto di famiglia e di regolamentazione del rapporto coniugale rispetto al paganesimo.
Eppure proprio dentro questo contesto l’uomo, oggi come non mai, ha bisogno non solo (e non tanto) di assistere e partecipare alla difesa del principio della famiglia “tradizionale” o naturale, ma piuttosto d’incontrare il fascino e quindi la testimonianza di come è bello, di come è fecondo, di come è umano essere una famiglia.
Il profondo e inalienabile desiderio di felicità e di Infinito che accomuna al fondo il cuore di ogni uomo non potrà mai essere soddisfatto dal riconoscimento di specifici diritti e da nuove formazioni sociali. Se è vero allora che spetta allo Stato regolamentare le relazioni tra le persone (con o senza legami affettivi: i sentimenti non possono essere materia di legislazione) in modo che al loro interno non vengano lesi i diritti fondamentali di ciascuno, la nuova Legge Cirinnà è una possibilità per tutti, proprio tutti, di ridomandarsi seriamente e di verificare quale esperienza umana ciascuno ha da proporre. “
Non siamo di fronte a questioni di fede (cattolica, mussulmana, …), in prima battuta almeno, - ha affermato a tal proposito Mons. Carlo Bresciani, Vescovo di San Benedetto-Ripatransone-Montalto, in un Comunicato pubblicato anche su
Avvenire lo scorso 14 maggio e che riportiamo per intero -
ma alla scelta fondamentale di come vogliamo costruire la nostra società, di quali proposte vogliamo fare ai nostri giovani e quali mete di una vita buona vogliamo loro proporre”.
"Trattare diversamente situazioni o relazioni diverse non è fare ingiustizia"
Comunicato di Mons. Carlo Bresciani