Domenica 1 maggio Benedetto XVI è stato il primo Papa a proclamare Beato il suo Predecessore, di cui è stato per oltre due decenni uno dei principali collaboratori.
Tre giorni di preghiera e memoria hanno segnato la beatificazione di Giovanni Paolo II.
Sabato 30 aprile al Circo Massimo l’appuntamento per la veglia è stato alle ore 18.00, per vivere la celebrazione della Memoria di parole e gesti di Giovanni Paolo II e la celebrazione del Santo Rosario. Durante questo momento sono state ascoltate le testimonianze di due persone che hanno affiancato il Papa nel Suo pontificato: Joaquín Navarro-Valls, direttore della Sala stampa vaticana dal 1984 al 2006 e il cardinale Stanisław Dziwisz, arcivescovo di Cracovia e segretario personale di Giovanni Paolo II. È seguita, poi, la testimonianza di suor Marie Simon-Pierre, la cui guarigione miracolosa dal morbo di Parkinson ha aperto la via per la beatificazione, e di alcuni giovani di Roma. La seconda parte è stata vissuta nella preghiera dei Misteri luminosi del S. Rosario, accompagnati da canti scritti e diretti da Mons. Frisina.
Benedetto XVI, in collegamento dal Palazzo Apostolico, dopo un momento di preghiera personale, ha recitato l’orazione finale e impartito la benedizione apostolica a tutti i partecipanti.
A partire dalle ore 23, tantissimi pellegrini hanno raggiunto otto chiese del Centro storico per continuare a pregare fino all’alba.
Il giorno dopo, 1 maggio, la liturgia di Beatificazione, prevista alle ore 10.00, è stata preceduta da un’ora di preparazione in cui un milione e mezzo di fedeli hanno pregato insieme la Coroncina della Divina Misericordia, una devozione introdotta da Santa Faustina Kowalska e tanto cara al Beato Giovanni Paolo II.
Alle ore 9.55 la processione liturgica di ingresso con il Santo Padre è uscita dal Portone di bronzo ed è salita verso l’altare dal corridoio centrale della piazza, in mezzo ai saluti ed alle grida di gioia dei milioni di fedeli accorsi in piazza San Pietro.
Dopo che il Santo Padre ha pronunciato la formula latina di Beatificazione, è stato sollevato il velo che copriva l’arazzo collocato sotto la loggia centrale della Basilica di San Pietro e che riproduceva una fotografia di Giovanni Paolo II del 1995; a quel punto il popolo di Roma, rimasto fino a quel momento in un rispettoso silenzio, è esploso in pianto e in uno scroscio di applausi, che è continuato anche durante la collocazione sull’Altare delle reliquie del nuovo Beato, consistente in una piccola ampolla di sangue.
Al termine della celebrazione eucaristica, il Santo Padre è entrato per primo in basilica insieme ai cardinali per porgere il saluto al suo predecessore, chinandosi sul feretro, posto nella mattinata davanti all’altare centrale, «della Confessione». A seguire le autorità e le delegazioni ufficiali e quindi il flusso di fedeli.
Il giorno dopo la bara di Wojtyla, successivamente alla chiusura della basilica, è stata posta sotto l’altare della cappella di San Sebastiano, vicino alla Pietà di Michelangelo, ed alle 19.30 è stata collocata la grande lapide di marmo bianco che porta le parole: «Beatus Ioannes Paulus PP. II». Già dalle prime ore dopo l’apertura della basilica di San Pietro, si è formato un vasto affollamento davanti alla tomba.
Lunedì 2 maggio sono terminati i tre giorni di preghiera con la prima messa celebrata in onore del nuovo Beato – che da oggi verrà ricordato dalla Chiesa il 22 ottobre di ogni anno – presieduta dal Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. La celebrazione si è conclusa con il canto del Regina Coeli.
"Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!" - è stato il primo forte e certo invito che Giovanni Paolo II ci ha rivolto sin dall'inizio del suo pontificato. "Il suo sguardo, le sue parole e i suoi gesti - scriveva Nicolino subito dopo la sua morte nell'intervento «Grazie Santo Padre» - portavano innanzitutto la certezza e il bagliore, la libertà e l'acuta intelligenza della sua esperienza quotidiana di uomo preso, tutto afferrato dall'Avvenimento di Cristo redentore. Il centro della sua testimonianza e della sua iniziativa è stato semplicemente la radicale certezza che Cristo è il redentore dell'uomo, il centro del cosmo e della storia (...). Ed è Cristo come Avvenimento vivo, reale, presente e come il Redentore, che ha avuto - fin dall'inizio - l'urgenza appassionata di riportare tra la gente, nelle piazze, nelle strade del mondo, perchè tornasse a parlare al cuore di ogni uomo".
Anche noi desideriamo partecipare con gioia a questo evento che tocca la vita di ciascuno di noi, così come l’ha toccata l’immenso insegnamento e la concreta testimonianza di un uomo di Dio come era Giovanni Paolo II e lo facciamo rigustando il tratto finale dello stesso intervento “Grazie Santo Padre” di Nicolino facendo nostro il vivo ringraziamento a Dio per il dono di un altro amico Beato in cielo.
“…Santità, grazie perché ci ha parlato di Cristo così, così come è, come Pietro e Paolo ne parlavano, sapendolo risorto, vivo e Signore, per sempre presente nella vicenda umana, in «ogni» della vicenda umana. Osiamo con filiale ed umile insistenza chiederle che, dalla definitiva visione e misteriosa partecipazione della Vita eterna, in cui è stato già accolto come figlio atteso e prediletto dalla vergine madre Maria santissima, con tutti i suoi santi amici, continui ad aiutarci, a guidarci, a suggerirci e a spingere dalle nostre parti lo Spirito Santo - Dominum et vivificantem – perché ciascuno di noi nell’unità serva Cristo e la sua gloria, sempre in accordo con la sua Chiesa. Consapevoli di servire - fino al martirio della vita - ciò per cui il Mistero si è fatto uomo, si è fatto Gesù Cristo; per cui Cristo è venuto, è morto in croce ed è risorto: la redenzione e la felicità di ogni uomo. L’unico Destino per cui la vita c’è e la nostra compagnia nella Chiesa è stata costituita. Qui ci si gioca tutto, su questo ci giochiamo proprio tutto. Nessuno osi disertare. Grazie Santo Padre, abbia cura di ciascuno di noi” .