Ieri, 9 febbraio, il protocollo di sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione si è bloccato: Eluana Englaro è morta per arresto cardiocircolatorio a seguito di un’insufficienza renale.
Premesso che la magistratura sta doverosamente indagando sulla regolarità del decesso ed ha già predisposto un’autopsia, quello che è accaduto non può farci rimanere in silenzio.
Tante parole sono state dette e scritte sulla vicenda, fino all’abuso mediatico della sofferenza di una donna, di Eluana. Quello che però ora rimane e deve emergere è che nonostante la sua morte sia stata voluta e procurata artificialmente, essa è avvenuta in un momento di tempo che nessun medico aveva previsto, segno che la vita appartiene ad un Altro, che la decide un Altro.
Questa è un’evidenza, che la ragione non può non cogliere se viene esercitata correttamente e lealmente.
In questi ultimi giorni molti si sono mossi per salvarla, associazioni, comitati ma soprattutto il Governo, che, lasciando da parte le ragioni o meglio le ideologie “di palazzo”, ha lottato per il valore sacro e inviolabile della vita umana a dispetto della “dolce morte”.
Certo le lacrime scendono pensando alla solitudine della stanza ospedaliera in cui Eluana è stata lasciata a morire, strappata dalle amabili cure delle sue “sorelle” di Lecco, le suore Misericordine che per ben sedici anni le sono state vicino e che l’avrebbero tenuta con loro e accompagnata fino all’ultimo respiro.
Ora siamo certi che Eluana vive nella pace e nella luce eterna, come ritroviamo nel messaggio del portavoce vaticano p. Federico Lombardi, scritto per la Radio Vaticana: “Ora che Eluana è nella pace, ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile delle vie migliori per accompagnare nel dovuto rispetto del diritto alla vita, nell’amore e nella cura attenta le persone più deboli, quelle che - come ricordava il Papa all'Angelus di domenica - non possono in alcun modo provvedere a se stesse, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui. La morte di Eluana - conclude - non può non lasciarci un’ombra di tristezza per le circostanze in cui è avvenuta. Ma la morte fisica non è mai per il cristiano l’ultima parola. Anche in nome di Eluana continueremo dunque a cercare le vie più efficaci per servire la vita”.
E poi un ulteriore gesto di negazione della vita: non ci sarà alcun funerale per Eluana Englaro ma solo una benedizione al cimitero di Paluzza (Udine) dove verrà sepolta dopo la cremazione.
Oggi il mondo è diviso tra chi, diremmo pochi, si sente soddisfatto della conquista del diritto all’autodeterminazione, che però ha i connotati del suicidio/omicidio e chi, invece, continua a preferire la vita, ogni vita, dal suo concepimento fino alla sua naturale conclusione.
Chiediamo al Signore di accompagnare Eluana e di accoglierla nelle sue braccia misericordiose e nello stesso tempo di perdonare chi ha voluto portarla alla morte nell’errata convinzione di fare bene. E preghiamo anche che doni a noi la grazia di non trattenere nel cuore la rabbia per la terribile morte di Eluana, ma di continuare a difendere coraggiosamente e con amore la vita, che è sempre e comunque degna di essere vissuta.
UN ERRORE E UN ORRORE
Angelus del 1° febbraio 2009