“Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”

Dal mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente si può ottenere, una sola volta, l’indulgenza plenaria della Porziuncola. “Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce..."

01 Agosto 2015
Giotto_-_Legend_of_St_Francis_-_-17-_-_St_Francis_Preaching_before_Honorius_IIIDal mezzogiorno del 1° Agosto alla mezzanotte del giorno seguente  si può ottenere, una sola volta, l’indulgenza plenaria della Porziuncola. “Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli”. È l’inizio di un racconto, attestato dal Diploma di Teobaldo (FF 3391-3399), attraverso cui conosciamo l’origine di quell’evento che ha segnato profondamente la storia della Porziuncola, di Santa Maria degli Angeli in Assisi, di san Francesco e di tutto l’Ordine francescano.Un fiume di grazia è così scaturito da questa piccola chiesetta per volere del Poverello d’Assisi, per concessione del Figlio di Dio e per l’approvazione di papa Onorio III, e da allora mai ha cessato di dare ristoro e conforto alle anime questuanti di salvezza: ebbe origine l’Indulgenza della Porziuncola o Perdono di Assisi, oggi celebrato e festeggiato – dal 1 al 2 agosto – in tutte le parrocchie del mondo ed in tutte le chiese francescane perché la misericordia di Dio fosse, come desiderava Francesco d’Assisi, veramente a portata di tutti. In quella notte il Signore chiese a Francesco che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: “Ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli dice il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”. Francesco allora si presentò subito al Pontefice Onorio III che lo ascoltò con attenzione e diede la sua approvazione. Alla domanda: “Francesco, per quanti anni vuoi questa indulgenza?”, il santo rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice, il 2 agosto 1216, insieme ai Vescovi dell’Umbria, annunciò al popolo convenuto alla Porziuncola: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”. L'indulgenza plenaria Dal Codice di Diritto Canonico, cann. 992-4 L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi. L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati. Ogni fedele può lucrare per se stesso o applicare ai defunti a modo di suffragio indulgenze sia parziali sia plenarie. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1472-3 Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la “pena eterna” del peccato. D’altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato Purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall’esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena [Cfr. Concilio di Trento: DS 1712-1713; 1820]. Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell’“uomo vecchio” e a rivestire “l’uomo nuovo” [Cfr. Ef 4,24]. CONDIZIONI PER RICEVERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI (per sé o per i defunti): ·  Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti); ·  Partecipazione alla Messa e Comunione eucaristica; ·  Visita alla chiesa della Porziuncola in Assisi, o ad una chiesa parrocchiale, o ad una chiesa francescana dove si rinnova la professione di fede, mediante la recita del CREDO, per riaffermare la propria identità cristiana; ·   Pregare secondo le intenzioni del Santo Pontefice e recitare le preghiere del Padre Nostro, dell'Ave Maria, del Gloria al Padre
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