Sono 22 gli operatori pastorali cristiani uccisi nel mondo, quasi il doppio rispetto all’anno scorso, e migliaia continuano ad essere i perseguitati
Come ogni anno l’Agenzia Fides pubblica i drammatici dati relativi alle uccisioni di operatori pastorali, per lo più sacerdoti e missionari, avvenute nel mondo nel 2013. L’anno scorso sono stati 22 gli operatori assassinati. Quello che emerge in maniera preoccupante è che vi è stato un incremento, pari al doppio, rispetto al 2012!
Nel 2013 sono morti in modo violento 19 sacerdoti, 1 religiosa, 2 laici. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 15 sacerdoti (7 in Colombia; 4 in Messico; 1 in Brasile; 1 in Venezuela; 1 a Panama; 1 ad Haiti); in Africa sono stati uccisi 1 sacerdote in Tanzania, 1 religiosa in Madagascar, 1 laica in Nigeria; in Asia sono stati uccisi 1 sacerdote in India ed 1 in Siria; 1 laico nelle Filippine; in Europa è stato ucciso 1 sacerdote in Italia.
Dal dossier quindi emergono le storie di uomini e donne che sono state trucidate senza pietà, perché in prima linea per combattere le ingiustizie, a fianco dei più deboli, vittime di rapine, massacrati di botte fino alla morte.
Tra le tante vicende riportiamo la testimonianza di un sacerdote e di una missionaria laica, impegnati in modo diverso a portare Gesù lì dove vivevano.
Don José Ancizar Mejia Palomino, 84 anni, è la vittima più anziana. Il sacerdote della diocesi di Buga, in Colombia, era cappellano dell'orfanatrofio "Sagrada Familia" e della Casa per anziani "Luisa de Marillac". Era considerato da tutti un uomo buono e semplice, amante degli animali, sempre disponibile, caritatevole verso i poveri, malati e bisognosi; chi lo conosceva lo definiva un uomo santo. Il malvivente, poi arrestato, lo ha legato al letto e torturato; i motivi dell’aggressione rimangono ad oggi sconosciuti. Il povero corpo senza vita è stato trovato il 2 febbraio nella sua residenza, a Caldas. Al suo funerale hanno partecipato migliaia di persone.
Era in Nigeria da oltre 30 anni, la missionaria laica bresciana Afra Martinelli, 78 anni. Aveva fondato e dirigeva a Ogwashi-Ukwu - nella diocesi di Issele-Uku – il Catholic Servant of Christ, un gruppo di animazione per i giovani, e il Centro Regina Mundi, una scuola di informatica con annesso un collegio per giovani. La mattina del 27 settembre - non vedendola presentarsi come di consueto tra i ragazzi - i suoi collaboratori sono andati a cercarla nella sua stanza: l'hanno trovata in una pozza di sangue, ferita alla nuca da un machete. In condizioni gravissime è stata portata nell'ospedale più vicino, ma gli sforzi per salvarle la vita non sono bastati: è morta dopo due settimane di agonia, il 9 ottobre. “La sua spiritualità era quella del servizio al Cristo povero” racconta il fratello Enrico Martinelli. “Se si entra nella mentalità africana, - scriveva Afra in una lettera al padre, risalente a qualche anno fa - se si fa parte di loro, non c'è spazio per stupirsi di quello che accade. E se si comunica con loro con lo stesso linguaggio, e non si tratta solo della lingua, si può parlare e dialogare di Dio. La sofferenza è una buona maestra, è una purificazione necessaria quando si tratta delle cose di Dio e dello spirito”. Papa Francesco l’ha così ricordata all’Angelus di domenica 20 ottobre, nella Giornata Missionaria: “In questa Giornata siamo vicini a tutti i missionari e le missionarie, che lavorano tanto senza far rumore, e danno la vita. Come l’italiana Afra Martinelli, che ha operato per tanti anni in Nigeria: qualche giorno fa è stata uccisa, per rapina; tutti hanno pianto, cristiani e musulmani. Le volevano bene. Lei ha annunciato il Vangelo con la vita, con l’opera che ha realizzato, un centro di istruzione; così ha diffuso la fiamma della fede, ha combattuto la buona battaglia! Pensiamo a questa sorella nostra, e la salutiamo con un applauso, tutti!”.
Che la situazione per i cristiani del mondo sia drammatica è confermato anche dalla ricerca portata avanti da Open Doors, un’organizzazione americana che dagli anni Cinquanta si occupa di documentare le violenze contro i cristiani e di proteggerli: secondo le loro fonti, negli ultimi anni gli omicidi attestati sono addirittura raddoppiati, passando da 1.201 nel 2012 a 2.123 nel 2013. Moltissimi anche gli episodi violenti di persecuzione, che si stimano siano stati 1.044. Questi dati si fondano solo sulle notizie pubblicate dai media e sono facilmente confermabili, il numero reale potrebbe essere però di molto superiore e aggirarsi addirittura intorno alle 8.000 vittime.
L’organizzazione ha inoltre stilato la classifica dei Paesi più pericolosi per i cristiani.
Ad oggi lo Stato più rischioso è la Corea del Nord, dove esiste una violenza sistematica di regime. Non ci sono dati precisi, poiché il governo impedisce la loro diffusione, ma si pensa che un numero tra 50.000 e 70.000 cristiani siano costretti a vivere in campi di concentramento. Il motivo sta nel fatto che l’adorazione dei governanti come divinità non lascia spazio ad altre religioni.
Molto cruenta anche la persecuzione da parte dei fondamentalisti islamici, che viene considerata la fonte principale di sopraffazione dei cristiani.
La Somalia è il secondo paese più pericoloso, seguita dalla Siria, dove la situazione è precipitata a causa della guerra, dall’Iraq e dall’Afghanistan.
Emerge altresì la Colombia, dove i cristiani non sono certo minoranza, ma per i quali la persecuzione è molto dura, per via dei rapimenti e degli omicidi contro quanti si oppongono alla guerriglia dei ribelli.
Da tutto ciò si fa strada un fatto assai grave: la persecuzione dei cristiani nel mondo non solo continua, ma addirittura peggiora!
Desideriamo affidare al Signore tutti missionari e le missionarie che si spendono fino alla morte per diffondere il Vangelo nel mondo e tutti i perseguitati a causa della loro fede in Cristo. “Un pensiero ai cristiani – scrive il Santo Padre Francesco nel Messaggio Mondiale Missionaria Mondiale 2013 – che, in varie parti del mondo, si trovano in difficoltà nel professare apertamente la propria fede e nel vedere riconosciuto il diritto a viverla dignitosamente. Sono nostri fratelli e sorelle, testimoni coraggiosi - ancora più numerosi dei martiri nei primi secoli - che sopportano con perseveranza apostolica le varie forme attuali di persecuzione, Non pochi rischiano anche la vita per rimanere fedeli al Vangelo di Cristo. Desidero assicurare che sono vicino con la preghiera alle persone, alle famiglie e alle comunità che soffrono violenza e intolleranza e ripeto loro le parole consolanti di Gesù: «Coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33)”.
Che la loro opera sia la luce che indica la strada per arrivare a Gesù, che l’Amore possa vincere sulla morte, che il loro sacrificio sia di esempio per noi!
“In questa complessa situazione, dove l'orizzonte del presente e del futuro sembrano percorsi da nubi minacciose, si rende ancora più urgente portare con coraggio in ogni realtà il Vangelo di Cristo, che è annuncio di speranza, di riconciliazione, di comunione, annuncio della vicinanza di Dio, della sua misericordia, della sua salvezza, annuncio che la potenza di amore di Dio è capace di vincere le tenebre del male e guidare sulla via del bene. L’uomo del nostro tempo ha bisogno di una luce sicura che rischiara la sua strada e che solo l’incontro con Cristo può donare. Portiamo a questo mondo, con la nostra testimonianza, con amore, la speranza donata dalla fede!” (Papa Francesco, Messaggio Mondiale Missionaria Mondiale 2013).