« ... il mare la ricinge quasi d'abbraccio amoroso ovunque l'Alpi non la ricingono: quel mare che i padri dei padri chiamarono Mare Nostro. E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa in quel mare Corsica, Sardegna, Sicilia, ed altre minori isole dove natura di suolo e ossatura di monti e lingua e palpito d'anime parlan d'Italia »
(Giuseppe Mazzini, La Patria)
Il 5 maggio scorso il Presidente della Repubblica Napolitano ha dato il via alle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia che si terrà il 17 marzo 2011.
Tale cerimonia inaugurale è avvenuta a Genova proprio da dove partirono, il 5 maggio 1860, i Mille guidati da Giuseppe Garibaldi, alla volta di Marsala, a cui seguì l’unificazione.
In quest’occasione Napolitano, nel suo Discorso , ha sottolineato con forza quest’Anniversario per ribadire l’importanza dell’Unità d’Italia esortando al fatto che deve guidarci, ora più che mai, “un forte spirito unitario” e che non vi può essere polemica da nessuna parte politica.
Le parole del Capo dello Stato si riferiscono agli scontri tra esponenti politici sul significato da attribuire a tale festa in questo momento politico, economico e sociale.
Nonostante l’esibita fierezza di dirsi tutti italiani, da nord a sud, sui quotidiani sono stati riportati i commenti di alcuni esponenti politici e non, da cui emerge quantomeno poca chiarezza sulla necessità di questi festeggiamenti: «Finché si pensa solo alla propria regione, non si può parlare di un Paese davvero unitario». Oppure: «Le divisioni sono ancora tantissime». Oppure: «Tra Nord e Sud c’è una differente concezione di nazione e di società». Oppure: «Il senso di appartenenza è più regionale che nazionale». Oppure: «Siamo ancora pieni di pregiudizi reciproci». Infine: «Più che pensare all’Italia dovremmo pensare all'Europa».
Da sondaggi risulta che la gran parte degli italiani non sapeva che nel 2011 ricorresse il centocinquantesimo dell’Unità d’Italia e che i giovani lo ritengono un evento storico per nulla attuale e distante da loro; molto probabilmente anche per questo Napolitano ha deciso di celebrare tale ricorrenza anche per favorire un’occasione per migliorare i rapporti Nord-Sud, per offrire all’estero un’immagine che cancelli i soliti cliché italioti, per migliorare l’integrazione degli immigrati, per favorire gli scambi generazionali, per conoscere meglio la Costituzione, per aprirsi all’Europa.
Il Presidente della Repubblica nel promuovere tali festeggiamenti poteva ben immaginare che le polemiche ci sarebbero state: a partire dal fatto che essi si collocano in un clima politico arroventato per l’attuazione del federalismo; per l’attuale condizione economica del paese che non ha bisogno di sprechi di denaro pubblico se non giustificati ma soprattutto perché l’unità d’Italia storicamente è avvenuta in una maniera poco chiara e diversa da come ce l’hanno insegnata a scuola.
In ogni caso Napolitano insiste nel promuovere un invito alla coesione nazionale e alla condivisione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia sottolineando come, invece, vada sfruttata “l’occasione per determinare un clima nuovo nel rapporto tra le diverse realtà del Paese, nel modo in cui ciascuna guarda alle altre, con l’obiettivo supremo di una rinnovata e salda unità che è, siamone certi, la sola garanzia per il nostro comune futuro”.
L’invito del Presidente è certamente importante, accorato e da condividere in toto.
Ma occorre non lasciar cadere la domanda sul perché tale unità ora è divenuta così importante e soprattutto sul perché il periodo storico dell’Unità d’Italia è dibattuto, considerato come un periodo ambiguo, a tratti oscuri, a cui, invece, per molti decenni, si è voluto dare un significato totalmente ed eccessivamente positivo.
Infatti, le polemiche tra alcuni esponenti politici sono proprio a questo livello: da una parte c’è chi osanna l’Unità d’Italia non solo nell’esito finale, ma anche nella modalità con cui la stessa avvenne; dall’altra, invece, c’è chi critica profondamente l’attuazione violenta, clandestina ed antidemocratica con cui la stessa fu attuata da quei protagonisti che oggi vengono esaltati e considerati degli eroi, come lo stesso Garibaldi.
Ma, realmente, come avvenne l’Unità d’Italia?
Davvero fu necessaria, a quale prezzo avvenne e quali conseguenze portò?
Rispondere a queste domande è necessario non per sovvertire gli inviti ed i moniti di Napolitano, ma per renderli più veri, apprezzabili e fruibili per tutti gli italiani.
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Perchè e cosa festeggiare
- Messaggio del Santo Padre al Presidente della Repubblica (16 marzo 2011)
- Omelia del Card. Bagnasco (17 marzo 2011)