La teoria “gender”: la nuova filosofia della sessualità
da Nel Frammento anno XI n.1/2013
di Milena Crescenzi e Alessandra Mecozzi
Nella nostra società stiamo assistendo a profondi e continui cambiamenti che si rivolgono contro l’identità della persona e della famiglia e particolarmente in questo ultimo periodo si sta diffondendo, parallelamente al riconoscimento dei matrimoni di persone dello stesso sesso, il tentativo di sostituzione nel codice civile della formula “marito e moglie” con il termine “contraenti” o “coniugi”, e l’ ammissione di una nuova nomenclatura con etichette neutre come “genitore 1 e genitore 2” o “progenitore A e progenitore B”, o addirittura “fornitori di materiale genetico” in sostituzione ai tradizionalissimi “madre e padre”. Si tratta di un orientamento che si è già radicalmente affermato in alcuni Paesi come per esempio gli Stati Uniti, l’Argentina, il Canada e il Quebec, ma che si sta propagando anche nella nostra Europa. In Francia proprio in questi giorni l'Assemblea Nazionale ha approvato il primo articolo (che elimina l'esigenza di una differenza tra i sessi come condizione fondamentale per il diritto al matrimonio) del più ampio e controverso progetto di legge “matrimonio e adozione per tutti”, che nella sua interezza consentirebbe l’adozione anche alle coppie omosessuali, e l’introduzione in tutti i documenti legali, compresi i certificati di nascita, della nuova formula “genitore 1” e “genitore 2”. Addirittura nella cristianissima Croazia, in attesa della già annunciata nuova legge sulla famiglia che autorizzerà i matrimoni e le adozioni alle coppie dello stesso sesso, il governo ha imposto l'introduzione nelle scuole quale materia obbligatoria un programma di educazione sessuale ispirato alla “teoria di genere” o anche detta “gender”. Ai genitori viene negato il diritto di scelta se fare partecipare o meno i propri figli a tali lezioni.
Cosa sta accadendo e cosa è questa teoria gender? Si tratta di una vera e propria ideologia, che, facendo leva su un concetto distorto di libertà, lascia libero ciascun uomo di scegliere il proprio sesso. L’identità di una persona, secondo la teoria, non sarebbe definita dalle differenze sessuali biologiche tra maschi e femmine: ciascuno dunque dovrebbe costruire il proprio “genere” anche fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, cambiando identità sessuale anche più volte nel corso della vita. “Essa succede all’ideologia marxista, - ha scritto Tony Anatrella, psicanalista di fama internazionale - ed è al contempo più oppressiva e più perniciosa poiché si presenta all’insegna della liberazione soggettiva da costrizioni ingiuste, del riconoscimento della libertà di ciascuno e dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge. (…) In realtà si tratta di una sistemazione concettuale che non ha nulla a che vedere con la scienza: è a malapena un’opinione”. Insomma si è fatta largo in questi anni la teoria secondo cui il corpo sarebbe come un involucro neutro, come un manichino, che deve indossare l’identità sessuale percepita dalla persona e non quella data dalla natura. Quindi possiamo nascere donne e divenire uomini o, viceversa, possiamo nascere uomini e divenire donne; la natura è irrilevante, ciò che conta è come ci “sentiamo” e soprattutto come “vogliamo” essere. È lampante, e infatti sta accadendo proprio così, che lo scopo di una teoria del genere sia quello di far accettare universalmente l’omosessualità affinché le coppie omosessuali siano equiparate a tutti gli effetti a quelle eterosessuali, stravolgendo in questo modo la società, la famiglia, l’uomo. Quale scenario a dir poco inimmaginabile per i suoi effetti devastanti potremmo ritrovarci tra qualche anno in conseguenza delle applicazioni pratiche di questa teoria? La notizia arriva infatti dal Canada, dove in maniera eclatante alcuni genitori hanno condiviso pubblicamente la scelta di crescere i loro figli senza “imporre” loro – se di imposizione si tratta – comportamenti solo maschili o femminili. A partire dalla scelta del nome proprio del fanciullo tra i nomi comuni che nella lingua inglese sono tutti di genere neutro, tutti i primi anni di vita si svolgerebbero in un clima sessuale cosiddetto neutro e utilizzando vestiti e giocattoli alternativamente femminili e maschili, nell’attesa che sia il bambino stesso a scegliere nel tempo se si percepisce maschio o femmina. Sembra impossibile ma è reale. Come reale è questo tragico fatto accaduto negli anni ‘70 sempre in Canada, quando ad una coppia nacquero due gemelli omozigoti: David e Brian. I gemelli furono sottoposti ad un normale intervento di circoncisione che si trasformò nella drammatica compromissione dei genitali del piccolo David. Il dott. John Money, che aveva dato avvio a Baltimora alla prima clinica per l’identità di genere, convinse i genitori a trasformare David in Brenda, perché a suo avviso erano sufficienti una piccola operazione, un po’ di ormoni e un’educazione adeguata a trasformare un bambino in una bambina e fornire, così, prove scientifiche alla teoria del gender. Passarono nove anni ma Brenda divenne una bambina decisamente strana: si muoveva, parlava e camminava come un maschio, faceva la pipì in piedi, rubava giochi e vestiti al gemello maschio, fino allo sbando più completo nonostante la famiglia seguisse assiduamente i consigli di Money. Né la chimica né la socializzazione riuscirono a fare di lei una ragazza. L’epilogo fu, purtroppo, tragico. Brenda apprese dai genitori dell’operazione avuta in tenera età, fece di tutto per tornare ad essere uomo ma nel 2004 improvvisamente si tolse la vita: il suo suicidio ha mostrato tragicamente anche l’errore della teoria! Eppure, nonostante tutto, le teorie gender hanno continuato a diffondersi nella filosofia e nel diritto. Un inganno di cui sono vittime molte persone ma che si sta spandendo come mentalità e che sta pervadendo la nostra cultura. Forse chi legge in questo momento non ne ha nemmeno mai sentito parlare: eppure si tratta di una grande e allarmante ombra che si sta allargando su tutti i Paesi occidentali e che si sta imponendo ai cittadini senza che questi se ne rendano conto attraverso decisioni legislative che vengono prese in nome di quest’ideologia. Il tentativo è anche quello che la teoria diventi materia di insegnamento: a partire dall’anno scolastico 2011-2012 è stata introdotta in Francia nei manuali di Scienze della vita e della terra delle classi prime del liceo. Abbiamo già accennato a quanto sta accedendo in Croazia con il governo Milanovic e sempre Tony Anatrella riferisce un episodio incredibile accaduto in Germania nel febbraio 2011 “dove genitori che hanno rifiutato che i figli partecipassero a lezioni di educazione sessuale ispirate alla teoria del genere sono stati condannati a quarantacinque giorni di detenzione senza condizionale”. Proprio lo scorso 22 dicembre, nel Discorso di presentazione degli auguri natalizi alla Curia romana, Benedetto XVI è intervenuto su questo argomento e, riferendosi anche al documento che il grande rabbino di Francia, Gilles Bernheim, ha inviato al presidente francese e a tutti i ministri per illustrare i motivi della sua netta contrarietà al progetto di legge, si è soffermato sugli effetti dell’ideologia gender. Concludiamo questo breve approfondimento su una questione così complessa riportando proprio le parole del Santo Padre. “Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo.”