Trent'anni fa l'attentato a Wojtyla
dI Michela Caricelli - Avvenire 13 maggio 2011
È un 13 maggio speciale, quello di oggi al Santuario di Fatima. Non si celebra soltanto l’apparizione della Madonna ai tre pastorelli. L’emozione per la recente beatificazione di Giovanni Paolo II si mescola al drammatico ricordo dell’attentato che 30 anni fa colpì il Papa, in un’affollata piazza San Pietro. La cittadina portoghese – profondamente legata al Pontefice – rivive quei momenti con una forza nuova: un’energia che attraversa questo mese mariano, lo percorre dal 1° maggio ad oggi. Del resto Giovanni Paolo II – sottolineava in un comunicato poco tempo fa la Conferenza episcopale portoghese – è considerato anche «il Papa di Fatima»: dopo l’attacco ad opera di Ali Agca, Wojtyla «venne a ringraziare la Regina della Pace per essere sopravvissuto in modo provvidenziale». Grato per l’intercessione della Madonna, Giovanni Paolo II volle che il proiettile che gli aveva attraversato il corpo fosse incastonato nella corona della statua della Vergine di Fatima. Anche il pellegrinaggio di quest’anno nel Santuario portoghese non ha nulla di comune: la Conferenza episcopale lusitana gli ha riconosciuto le caratteristiche di celebrazione nazionale come «azione di grazia» per la beatificazione di Giovanni Paolo II. «I vescovi del Portogallo invitano tutto il popolo di Dio ad unirsi nella preghiera di ringraziamento, celebrando la santità della vita di questo Papa, la cui storia fu molto legata al Portogallo, particolarmente a Fatima».
È come una lunga scia d’affetto verso il nuovo beato: passo dopo passo, dall’Italia alla penisola iberica. Dopo la grande festa del 1 maggio - celebrata a Roma da milioni di pellegrini, ma seguita anche a Fatima da una grande folla di fedeli - la cerimonia e il pellegrinaggio per l’apparizione della Vergine a Francisco, Giacinta e alla cuginetta Lucia si fondono oggi con la gratitudine per la beatificazione di quel «Papa di Fatima» che visitò la cittadina lusitana nel 1982, nel 1991 e ancora nel 2000. Ed è proprio questa straordinaria coincidenza che ha spinto migliaia di persone in questi giorni a incamminarsi verso Fatima. Ieri durante le cerimonie del pellegrinaggio internazionale presieduto dal cardinale statunitense Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, è stata evocata la beatificazione di colui che fu pellegrino fra i pellegrini.
Questo lungo sentiero non finisce in Portogallo. C’è un filo rosso che unisce piazza San Pietro a Fatima, per poi continuare verso Madrid: obiettivo Gmg, evento promosso con grande passione da Giovanni Paolo II. Pochi giorni fa tremila ragazzi portoghesi di 20 diocesi hanno celebrato il pellegrinaggio giovanile annuale («Fatima Giovane»): secondo padre Pablo Lima, direttore del dipartimento nazionale della Pastorale giovanile, l’incontro è servito da «ponte lungo il cammino, sia per quelli che andranno a Madrid» ad agosto, «sia per quelli che accompagneranno» l’evento, seguendolo dal Portogallo.
La forza di quei ragazzi, l’entusiasmo dei due milioni di giovani che giungeranno a Madrid per incontrare Benedetto XVI alla Gmg e l’intensità dei pellegrini di oggi a Fatima hanno le stesse radici: la fede, la preghiera, la speranza. Come ricordava in un editoriale pubblicato dalla Voz da Fatima il rettore del Santuario di Nostra Signora di Fatima, padre Virgilio Do Nascimento Antunes (da poco vescovo eletto di Coimbra), «ci sono momenti nella vita in cui nessuna sicurezza umana è sufficiente per mantenere la speranza delle persone e nei quali solo la fiducia fondata in Dio ha la capacità per farci resistere».