Da qualche settimana e a sei mesi dal lancio ufficiale è scattata la mobilitazione nei ventisette Paesi della UE per una petizione necessaria a far intervenire il legislatore europeo sulla questione della vita nascente. L'oggetto della petizione è, come ben sintetizzato dal titolo "Uno di noi" semplice e chiaro: la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento nelle aree di competenza UE nelle quali tale protezione risulti rilevante.
Il trattato di Lisbona ha messo a disposizione dei popoli una nuova forma di democrazia partecipata: attraverso una petizione firmata da almeno un milione di cittadini di un certo numero di Stati membri, è possibile invitare la Commissione a presentare una proposta legislativa.
Firmare a favore della petizione “Uno di noi” significa aderire alla richiesta che l’UE introduca un divieto e ponga fine al finanziamento di attività presupponenti la distruzione di embrioni umani in particolare in tema di ricerca, aiuto allo sviluppo e sanità pubblica. Lo scopo perseguito dall'iniziativa è limitato agli ambiti di competenza dell'Unione Europea, dai quali è escluso l'aborto, e non riguarda gli ambiti di competenza degli Stati Membri.
Dunque l’obiettivo dell’iniziativa dei cittadini è di ottenere l’impegno dell’Unione in tutti questi campi a non consentire e non finanziare azioni che presuppongano o attuino la distruzione di embrioni umani e a predisporre strumenti adeguati di controllo sull’utilizzazione dei fondi erogati al fine di garantire che essi non siano mai usati per distruggere la vita umana.
L’Iniziativa è stata promossa dai movimenti per la vita di 20 Paesi. A fare da capofila è stata l’Italia e proprio in Italia lo scorso 20 maggio l’iniziativa è stata presentata nell’Aula Paolo VI a Roma.
All'inizio la raccolta si è limitata alla carta e nella maggioranza degli Stati non è partita perché si attendeva una piattaforma web. Lo scorso 1 novembre la Commissione ha dato il via libera all’adesione telematica e dal 22 dicembre è possibile raccogliere anche online le firme dei cittadini europei.
La maggioranza delle questioni bioetiche oggi si scontra proprio intorno a questa domanda: il concepito è un essere umano oppoure no? La risposta a questa domanda non ha solo una valenza giuridica ma anche culturale: certe metodiche di ultima generazione che sono dei veri e propri attentati alla vita nascente si fondano e trovano consenso grazie ad un presupposto culturale che sta dilagando come mentalità che tende a indebolire la coscienza e a mistificare una evidenza sintetizzata dalle parole di Tertulliano "è già un uomo colui che lo sarà". Parole supportate da chiarissime prove scientifiche.
Non c’è dubbio perciò che il riconoscimento pubblico, formale e legale della qualità di essere umano del concepito servirebbe concretamente a difendere la vita anche indipendentemente dalla disciplina legale dell’aborto, della procreazione artificiale e della sperimentazione sugli embrioni.
Si tratta, naturalmente, di ottenere quanto indicato nel quesito rivolto alla Commissione esecutiva, ma come scritto nel documento ufficiale pubblicato dal Movimento per la vita “prima ancora, l’iniziativa vuole essere uno strumento culturale ed educativo che risveglia l’anima dei popoli europei ed impedisca la loro assuefazione e la loro rassegnazione di fronte alle soverchianti aggressioni contro la vita umana. Se le adesioni saranno molte si verificherà un altro effetto positivo, anche se dovesse mancare la auspicata risposta normativa dell’Unione Europea”.
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