Alla presenza di Gesù presente, risorto e vivo, alla Felicità che si è fatta vicina, si è fatta carne, si è fatta presenza, si è fatta compagnia di uomo all’uomo, alla Felicità in persona non possiamo che dire: “Vieni!”. Tutto quello che siamo chiamati a vivere, tutto il dinamismo delle nostre giornate, tutto il valore e il sostegno del nostro cammino e della nostra amicizia, tutta la vivezza sorgiva della nostra testimonianza è innanzitutto nella domanda a Gesù, nella domanda di Gesù, nel domandare e attendere Gesù; nella domanda come quella di un bambino che chiede alla mamma di venire presto da lui, una domanda che si esprime solo in una preghiera semplice: “Vieni, vieni Gesù, vieni presto, vieni adesso e in ogni adesso; prevali tu, predomina tu, prevalga sempre la tua grazia, il tuo abbraccio, il tuo sguardo su di me”.
C’è una preghiera di sant’Ambrogio - che in alcuni tratti già conosciamo - che per me esprime in maniera struggente questa domanda semplice, questa esigenza assoluta, questa domanda e attesa semplice e assoluta del cuore. Sant’Ambrogio sta commentando il versetto del salmo 118: “(…) Quaere servum tuum quoniam mandata tua non sum oblitus/Cerca il tuo servo perché non ho abbandonato, non ho dimenticato i tuoi comandamenti. Veni ergo, Domine Iesu, quaere servum tuum, quaere lassam ovem tuam, veni, pastor…/Vieni dunque Signore Gesù, cerca il tuo servo, cerca questa pecora stanca, spossata. Vieni o buon pastore, cercami. Erravit ovis tua, dum tu moraris, dum tu versaris in montibus/Mentre tu indugiavi, mentre tu ti trattenevi sui monti, la tua pecorella andava errando, si è smarrita. Se tu attendi, se tu indugi a venire da noi, se tu non vieni, noi ci smarriamo, noi ci perdiamo: basta che tu indugi, basta che tu non vieni subito e noi ci perdiamo. Dimitte nonagintanovem oves tuas et veni unam ovem quaerere quae erravit/Lascia sui monti le novantanove pecore che non si sono smarrite e vieni a cercare quella pecorella, quella che è ciascuno di noi, quella sola che si è sbandata, che si è perduta. Veni sine canibus, veni sine malis operariis, veni sine mercennario, qui per ianuam introire non noverit/ Vieni tu senza i cani, vieni tu senza i cattivi operai, vieni tu senza il mercenario che non entra, non sa entrare per la porta che sei tu. Veni sine adiutore, sine nuntio, iam dudumte exspecto venturum/Vieni senza aiutante, vieni tu senza intermediari (la Chiesa non è un intermediario, la Chiesa è solo la possibilità del rapporto con Lui adesso, perché la Chiesa è il suo corpo vivo ora), vieni senza neppure essere annunziato, è già da tanto, da molto tempo che aspetto che tu venga. Veni non cum virga, sed cum caritate spiritu quem ansuetudinis/Vieni senza la verga, vieni con amore, vieni con tenerezza, con spirito di clemenza. Ad me veni, quem luporum gravium vexat incursus/Vieni a me, a me che sono in pericolo di lupi rapaci, che sono vessato, afflitto dall’assalto, dai morsi di lupi rapaci. Ad me veni, quem eiectum de paradiso serpentis diu ulceris venena pertemptant, qui erravi a gregibus tuis illis superioribus/Vieni a me che sono stato scacciato dal paradiso (per l’inganno del serpente), che sono tentato, messo alla prova dal veleno del serpente per la ferita del peccato (per la ferita del peccato io sono continuamente tentato dal veleno del serpente), io che mi sono allontanato dal tuo gregge che sta sui monti. Quaere me, quia te requiro, quaere me, inveni me, suscipe me, porta me/Cerca me, perché io ho bisogno di te,perché io ti cerco e perché io ti possa cercare; cercami, trovami, prendimi in braccio, sollevami, portami. Potes invenire quem tu requiris, dignaris suscipere quem inveneris, inponere umeris quem susceperis/ Tu puoi trovare chi ricerchi, tu ti degni di sollevare, di prendere in braccio chi hai trovato, di caricarti, di mettere sulle tue spalle chi hai sollevato, hai preso in braccio. Non est tibi pium onus fastidio, non tibi oneri est vectura iustitiae/Non ti è di fastidio questo peso pio, questo peso di tenerezza, di amore, (il mio peso quando mi prendi sulle tue spalle), non ti è di peso questo gesto di giustizia, della tua giustizia. Veni ergo, Domine, quia, etsi erravi,tam mandata tua non sum oblitus, spem medicinae reservo/Vieni dunque, Signore. Vieni, Signore, perché anche se ho errato, se sono andato lontano, non ho dimenticato i tuoi comandamenti (come è commovente, in questo momento, pensare di non aver mai evitato, saltato, dimenticato di pregare comunque, anche nei momenti di caduta, miseria e peccato, il Rosario o le Litanie alla Madonna o la preghiera alla Divina Misericordia o alcune semplici giaculatorie: così - vi assicuro - non ci si perde mai fino in fondo…), conservo la speranza di essere medicato, sanato. Veni, Domine, quia et erraticam solus es revocare qui possis et quos reliqueris non maestificabis; et ipsi enim peccatoris reditu gratu labuntur/Vieni, o Signore, perché solo tu puoi richiamare, puoi far tornare indietro la pecora smarrita, che ti ha abbandonato, senza rendere tristi quelli che avrai lasciato - quelle novantanove pecore che avrai lasciato sui monti - anche loro infatti si rallegreranno, saranno contenti del ritorno del peccatore, di colui che si era smarrito. Veni, ut facies salutem in terris, in coelo gaudium/Vieni, perché tu faccia la salvezza sulla terra e in cielo la gioia (c’è più gioia nel cuore di Dio per un peccatore che ritorna che non per novantanove giusti…). Veni ergo, et quaere ovem tuam non per servulos, non per mercennarios, sed per temet ipsum. Suscipe me in carne quae in Adam lapsa est/Vieni dunque, e cerca la tua pecorella non attraverso dei servi, non attraverso dei mercenari, ma vieni tu stesso, tu di persona. Prendimi, accoglimi nella carne che in Adamo è caduta, ha peccato. Suscipe me…ex Maria, ut incorruptas it virgo, sed virgo per gratiam ab omni integra labe peccati/Prendimi in braccio… per Maria, da Maria, che è vergine incontaminata, ma è vergine per grazia, per la tua grazia che ha impedito che fosse toccata da qualunque peccato. Porta me in cruce quae salutaris errantibus est, in qua sola est requies fatigatis, in qua sola vivent quicumquem oriuntur/Portami sulla croce nella quale solo c’è salvezza per chi si perde, riposo per chi è stanco, nella quale solo c’è vita per quelli che muoiono, per chi muore”.
E allora: Veni Jesu Amor mi/ Vieni Gesù Amore mio; Veni, veni, veni Amor Jesu/Vieni, vieni, vieni Amore Gesù; Veni Jesu Amor mi/ Vieni Gesù Amore mio… vieni, cercami, prendimi in braccio e portami… per Maria.
Nicolino Pompei