nel frammento

NUMERO 3 / ANNO 2020

Nella fede del Figlio di Dio

di Barbara Braconi

Può darsi che in una vigna molti di noi non abbiano mai messo piede, ma quel contesto di quotidiano lavoro rappresentato dalla Vigna rossa di Van Gogh è un ambiente, una situazione, in cui tutti possiamo riconoscerci. Sarà una scrivania anziché un campo, sarà un’automobile piuttosto che un carro, sarà un appartamento invece che una casa colonica... ma è chiaramente quel quotidiano lì - che ci trovi curvi o piacevolmente impegnati e presi dai nostri affari - quello che la scelta di questa immagine per il nostro 30° Convegno voleva e vuole indicare.

È quell’ora in cui san Paolo dice di vivere la sua vita nella carne. È l’ “ogni giorno”, è quell’ “istante per istante” della nostra vita nella carne, cioè della nostra vita nell’esperienza di debolezza, di fragilità, di limite… che ci caratterizza tutti.

Penso ad un fatto, accadutomi in questi ultimi giorni, che mi pare esplicativo. Dopo una settimana di intenso lavoro, arriva il sabato e vado da mia madre e mio fratello per aiutarli e far loro compagnia secondo il mio turno, in questo tempo di loro particolare bisogno, dopo la morte di mio padre e la malattia di Juri. Avrei voluto riposarmi un po’ e cercare di lavorare su alcuni aspetti relativi alla chiusura di questo numero e al Convegno stesso, ma bisognava andare a comprare le scarpe. Il grande negozio prescelto era pieno di gente e per di più Juri non voleva camminare e chiedeva di acquistare le cuffie per sentire la musica anziché le scarpe. In questa “ora” in cui l’esperienza della carne ribolliva nel nervosismo, nella stanchezza, nell’impazienza... accade anche che qualcuno mi ruba il portafoglio. Me ne accorgo successivamente, quando vado a pagare il gelato per Juri. Dopo aver verificato che non fosse caduto in macchina né rimasto a casa, blocco subito la carta di credito e vado dai carabinieri per sporgere denuncia. In quel momento di rabbia, in cui mi sorprendo a dare sul tavolo i pugni che avrei sferrato a chi mi aveva preso non solo i soldi ma anche i documenti miei, di mio fratello e di mio padre che stupidamente avevo tutti nel portafoglio, Juri mi dice: “Barbara, non preghi?”. Che tenerezza! È stato un richiamo immediato e chiarissimo che mi ha fatto rialzare lo sguardo e iniziare a chiedere al Signore di vivere anche quel momento in Sua compagnia. Abbiamo pregato un’Ave Maria insieme e ho ripensato alla testimonianza di Nicolino e di Federica in situazioni simili capitate loro nel passato. È stato subito un aiuto a vivere quel momento nella fede del Figlio di Dio e a vedere la differenza che c’è tra la disperazione di vivere tutto senza di Lui e l’ultima pace e letizia che ci si ritrovano sempre nell’affrontare tutto con Lui.

Un altro dono fondamentale che riconosco del nostro carisma di Fides Vita è proprio l’educazione e il sostegno a vivere sempre tutto come una strada positiva e di educazione per sé. Lo sto sorprendendo anche in questo tempo di emergenza sanitaria a causa del Covid-19. Nel pensare ed organizzare, ad esempio, il nostro 30° Convegno non c’è stata volta che non siamo stati accompagnati a considerare con serietà - e al tempo stesso senza lasciarsi determinare dall’ansia e dalla paura - ogni norma, ogni indicazione, ogni restrizione e ad accoglierle come una possibilità di educazione a vivere il rapporto con la realtà come ambito del rapporto con Cristo e come occasione di testimonianza. Al nostro 19° Convegno Nicolino, soffermandosi sull’affermazione scelta come tema per l’edizione di quest’anno, ci diceva: “«Non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me... Questa vita che vivo nella carne - fatta di affetti, rapporti, lavoro, figli, tensioni, drammi, paure... - io la vivo nella fede del figlio di Dio». Perché è questa la vita, quella vera, quella piena, quella beata, quella che non finisce, la vita vita. Perché è la Sua presenza la sublime corrispondenza all’irriducibile esigenza del cuore, la certa e continua soddisfazione del nostro bisogno, l’avvenimento anelato dal nostro desiderio. Solo questa Presenza ci fa uomini e nel Suo amore ci riafferma sempre come uomini nella storia. Come uomini che - proprio perché chiamati e tesi a lasciarsi immedesimare con il Suo amore che ci ama sempre - non possono che ritrovarsi coinvolti, sino allo struggimento, con il bisogno di ogni uomo che ci viene dato di incontrare (compreso chi ci deruba del portafoglio o il carabiniere che raccoglie la nostra denuncia di furto, senza saltare i più prossimi, come una madre e un fratello…). Mossi solo dalla passione di condividere questa esperienza di sublimità reale e di guadagno umano come intelligenza, amore, bellezza, gioia e libertà, attraverso il proprio umano che vive e si rapporta responsabilmente nella realtà”. Per questo, in un momento dove sembrerebbe meglio rinunciare, proponiamo comunque il nostro Convegno, sempre tesi a riconoscere e ad accogliere ciò che sarà possibile vivere e in quale modalità, certi che sarà in ogni caso il gesto e il luogo voluto, pensato e tessuto dallo Spirito Santo per noi e per tutti, così come da trent’anni possiamo testimoniare.

Barbara Braconi

CATECHESI “GUARIRE IL MONDO”

L’opzione preferenziale per i poveri e la virtù della carità 19 agosto 2020

La destinazione universale dei beni e la virtù della speranza 26 agosto 2020

La solidarietà e la virtù della fede 2 settembre 2020

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